All’estremità di una collina rocciosa nel settore nord dei Monti Cimini si trova il Castello Orsini che sovrasta il sottostante borgo di Soriano nel Cimino. Il complesso fortificato fu costruito attraverso diverse campagne di lavori susseguitesi per circa tre secoli (1278 – 1578).
Attestata la presenza di una torre più antica nello stesso luogo dove oggi è il castello, è l’arrivo degli Orsini a Soriano nel 1278 che, oltre a far crescere l’importanza e la popolarità del luogo, è certamente fondamentale per l’avvio e il primo importante sviluppo strutturale del castello.
Il cardinale Giangaetano Orsini, nominato Pontefice nel 1277 con il nome di Niccolò III, volle prendere possesso del borgo di Soriano principalmente per esigenze politico territoriali legate all’espansione dei domini della famiglia nei territori pontifici. Dopo aver cacciato i signori di Soriano, Guastapane e Pandolfo, accusandoli ingiustamente di eresia nel luglio del 1278, fece subito ampliare, attraverso un più grande blocco, la preesistente torre trasformandola in una torre - palazzo fortificata (l’attuale merlo maschio) attraverso un muro di cinta che, con il suo andamento, già tracciava l’ampiezza del perimetro dell’attuale complesso.
Niccolò III morì nel 1280 proprio nel Castello di Soriano, in una delle stanze della torre fortificata, e dopo la sua scomparsa i suoi eredi mantennero il feudo di Soriano fino al 1366.
Le ricerche e gli studi effettuati sul complesso fortificato portano a supporre che, con molta probabilità, dopo la prima fondamentale fase Orsiniana, le altre campagne di costruzione e restauro più rilevanti siano state due. La prima dal 1377 al 1420 circa quando il castello fu occupato da alcune truppe di mercenari bretoni scesi in Italia al seguito del cardinale Roberto da Ginevra. Probabilmente in questo periodo si avviano lavori di restauro e si caratterizzano alcuni interni del castello attraverso elementi stilistici tipici dell’architettura nordica (sala delle armi).
L'altra è quella che va dal pontificato di Niccolò V (Tomaso Parentucelli) a quello di Alessandro VI (Rodrigo Borgia) in cui è molto probabile che si realizzi, per volere del pontefice Borgia e sul perimetro tracciato dal primo muro di cinta della fase Orsiniana, tutta la parte del cassero a forma trapezoidale che si affaccia sulla piazza principale del paese. Infine nel 1561 circa iniziano gli interventi voluti dal cardinale Cristoforo Madruzzo che arricchì il castello di un portico-loggia tipicamente rinascimentale presente nel cortile del piano nobile.
Con l’unità d’Italia il castello diventa penitenziario dello Stato e come tale resta fino al 1989. Questa funzione oltre ad aver richiesto molti interventi di adattamento ha caratterizzato fortemente gli interni dell’edificio che ancora oggi mostrano i segni, i caratteri e i pesanti materiali tipici di un carcere.
La varietà degli ambienti, delle tipologie murarie, le giustapposizioni e le asimmetrie tra i vari blocchi, i diversi stili architettonici e le diverse destinazioni d’uso fino ai nostri giorni, ci offrono un contesto particolare, nonché strutturalmente misterioso, dove dalle dinamiche medievali delle famiglie romane e del papato si passa attraverso il rinascimento e si arriva alla storia più recente di uomini comuni dell’Italia unita.
Dal 2013 la Cooperativa sociale Il Camaleonte gestisce il Castello Orsini ed ha allestito al suo interno due mostre permanenti:
- Dagli organetti alle Macchine Parlanti. Un'esperienza sensoriale e culturale unica grazie ad una collezione ricca e funzionante che spazia dall'invenzione del Fonografo di Edison, passando per i grammofoni, fino al Vinile.
- Civiltà rurale della Tuscia. Nel piano nobile del Castello è allestita un'esposizione di utensili e attrezzature della civiltà contadina della Tuscia tra XIX e XX secolo. Un percorso articolato e ricco per scoprire antiche usanze legate all'enogastronomia e ai mestieri tradizionali.
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